Grazie alla simpaticissima trasmissione tv “Pechino Express” di RAI2, abbiamo potuto imparare che a volte per essere famosi basta essere figli di. Ma nel reality televisivo i “figli di” erano invece due ragazzi molto ben educati, forse anche troppo, invitati per il fatto di essere figli di una famosa cantante.
Nel Mondo assicurativo invece, i “figli di” affollano i consigli di amministrazione, tanto che forse negli organigrammi delle società si farebbe prima a scrivere il nome del parente a cui si deve la nomina piuttosto che inutili titoli accademici (spesso anche quelli avuti in quanto figli di).
Così il nostro settore pullula di persone dalle modeste capacità, messe li solo per la raccomandazione di qualche parente. Se esaminate la composizione dei più importanti gruppi assicurativi, ed avete il tempo di fare ricerca su ogni nominativo, noterete come siano pochi i soggetti posti in luoghi di potere assicurativo che abbiano raggiunto tali posti per solo merito.
Davvero triste questa Europa che non riesce in alcun modo a liberarsi del vecchio sistema delle raccomandazioni e che ha visto un sacco di imbecilli, figli di, fare danni anche al nostro Paese.
Di questi giorni lo scandalo del Ministro della Giustizia, che avrebbe effettuato una telefonata per aiutare una conoscente vittima della carcerazione preventiva, istituto odioso e gravissimo, che pone il nostro Paese agli ultimi posti al Mondo per il rispetto dei diritti umani. Va da sé che il Ministro, che è lo stesso che avrebbe dovuto dallo scorso mese di Gennaio decretare il contenuto della polizza obbligatoria per Avvocati, dopo un simile scandalo avrebbe dovuto dimettersi, in quanto il sistema democratico non permette alcuna ombra su un Ministro salvo che le accuse si rivelino false (ma in questo caso siamo di fronte ad una delle tante costose intercettazioni legali e quindi attendibili). Ma perché parlo di questo caso? Semplicemente perché il Ministro, che bene farebbe a battersi per l'eliminazione della carcerazione preventiva per tutti, nell'intervenire per la scarcerazione di un soggetto comunque indagato per i fatti compiuti in una società dove anche il figlio del Ministro ha operato con ruoli di responsabilità, corre il rischio, seppur remoto, di poter essere accusata di aver agito anche per aiutare in qualche modo il figlio di. :-)
Inoltre mi chiedo se il Ministro sia al corrente che, la “vendita” della Compagnia oggetto di indagini, produrrà inevitabilmente le revoca di molti agenti ed intermediari, col risultato di buttare in mezzo alla strada tanti lavoratori ed i loro dipendenti e collaboratori senza alcun ammortizzatore sociale. Mi chiedo anche se il Ministro intenda fare qualcosa anche per questi soggetti, che certo non se la passano male come un carcerato in Italia, ma neppure bene come un Ministro.
I figli di hanno occupato ogni singola sedia in giro per l'Italia, in società, enti ed associazioni, alcune del tutto inutili, anzi perfino sospettate di far finta di rappresentare una categoria, solo per vendere il di dietro degli associati alla controparte.
Poi c'è l'ILLCA, l'associazione che si autoproclama di rappresentare i corrispondenti dei Lloyd's (alla quale noi non siamo mai stati associati) che ha ai suoi vertici molti ex-agenti di Generali, bellissima compagnia di cui i Lloyd's possono però invidiare solo il rating finanziario, mentre per il resto non hanno proprio nulla in comune essendo una una società e l'altro un mercato. Così i figli di, in ILLCA, si battono per far diventare i Lloyd's uguali alle Generali ma non nel rating finanziario, bensì nella produzione di polizze (i Lloyd's non producono polizze ma note di copertura peraltro prodotte dall'intermediario ma all'ILLCA sembrano non saperlo), con tacito rinnovo (clausola tanto comoda per evitare ai corrispondenti Lloyd's il lavoro per il quale incassano le provvigioni maggiorate ma totalmente inapplicabile al mercato Lloyd's), indicizzate e magari meglio se di durata decennale, con il pre-conto e possibilmente con retro illimitata, postuma illimitata e, naturalmente, la metà del premio delle Generali.
Un Mondo di mattacchioni, che si trova a cena e pontifica senza avere la più pallida idea di cosa si stia occupando e naturalmente facendo crescere nei signori di Londra, l'immagine di una Italia del passato con uomini che girano a cavallo rigorosamente con una pistola in pugno e donne pronte a tutto per una stecca di sigarette.
Anni fa, fui incaricato di recuperare un sinistro Lloyd's che dopo decine di mesi dall'accadimento non era stato neppure periziato. Il contratto di assicurazione era una cosa terribile, una cartiera piazzata con un sottoscrittore Lloyd's trasporti (marine) tramite un agente di una compagnia del gruppo Generali (ora ai vertici di ILLCA per evidenti meriti professionali). L'agente non aveva fatto molto, tranne piazzare il rischio a Londra tralasciando forse qualche particolare, poi al verificarsi del sinistro aveva prontamente nominato un bel perito delle Generali che, neppure parlava inglese (e poco anche l'italiano) e che ha fatto di tutto per impedire la liquidazione del danno fino a quando sono arrivato io. Ho fatto revocare il perito italiano (ricevendo simpatici attestati di stima da questo compianto perito), ho fatto nominare un nuovo perito inglese ed in tre settimane abbiamo chiuso il sinistro pagando quanto dovuto per il pessimo rischio che era stato rifilato ai Lloyd's da quell'agente che aveva ben capito come si opera con i Lloyd's tanto da insegnare oggi agli altri, tramite l'ILLCA, come si deve lavorare con i Lloyd's.
Poi c'è l'AIBA, sempre più intenzionata a fare il nulla più assoluto per la Categoria e che in questi giorni trama in segreto per la nascita del nuovo organismo per gli intermediari assicurativi, cercando di essere l'unica a controllarlo (ma tranquilli non sarà così neppure questa volta). ACB invece persegue fini diversi, oramai la questione è buttata sul business, organizzare corsi di formazione e vendere polizze ai propri associati.
Infatti, sia AIBA che ACB si cimentano da anni, in modo del tutto inspiegabile dal momento che non possono certo avere alcun vantaggio economico da tale attività ma solo grane, nella vendita di polizze ai propri associati. Non importa quanto sia stupido per un'associazione vendere una polizza ad un intermediario assicurativo, loro lo fanno ma con caratteristiche negative comuni: entrambe le associazioni vendono polizze claims made invece che loss occurrence, entrambe le associazioni hanno clausole che limitano la copertura triennale dopo la cessazione del contratto (nel caso in cui l'associato abbia l'ardire di annullare la polizza con la loro associazione), ed entrambe NON PAGANO LE PROVVIGIONI AGLI INTERMEDIARI.
Premettendo che l'ACB, che nel sito si ostina ad utilizzare il nome di mio padre Dario per fini promozionali (nonostante la richiesta degli eredi di rimozione del nome), in realtà lascia la determinazione dei contenuti della propria polizza al broker che, fondato e di proprietà di mio padre Dario Nosenzo, alla sua morte è finito preda di alcuni simpatici mattacchioni che cercano, con metodi oramai penosi, di sfuggire ai provvedimenti giudiziari che li invitano a rendere agli eredi legittimi quanto arraffato.
I grandi esperti di polizze, hanno partorito questa clausola che fa bella mostra di se nella polizza ACB:
“ Art. 22 Validità della assicurazione – Garanzia postuma triennale a seguito cessazione efficacia della copertura.
La presente assicurazione tiene indenne l’Assicurato, sulla base dell’Art. 1, Art. 20 e Art. 21 per richieste di risarcimento derivanti da comportamenti posti in essere durante lo svolgimento dell’attività di intermediazione corrispondente al periodo di assicurazione e posti in essere successivamente alla data di retroattività indicata nella scheda a condizione che la richiesta di risarcimento sia stata presentata all’Assicurato, per la prima volta, nel corso del periodo di assicurazione o nel corso dei 3 anni successivi alla cessazione dello stesso. Considerato l’obbligo imposto dal Regolamento n. 5 del 16/10/2006 redatto dall’ISVAP a ciascun intermediario iscritto alla sezione B di contrarre una polizza di responsabilità civile professionale, questa garanzia non sarà operante nel caso in cui la nuova Polizza che sostituisce la presente abbia una validità retroattiva equivalente alle caratteristiche minime previste dalla normativa vigente, ma se la nuova Polizza che sostituisce la presente non prevede una validità retroattiva equivalente alle caratteristiche minime previste dalla normativa vigente e l'Assicurato desideri attivare la presente garanzia, agli assicuratori di questa Polizza dovrà essere pagato immediatamente un premio addizionale unico per il periodo di 3 anni successivi alla cessazione della efficacia della presente copertura calcolato sulla base del 25% dell'ultimo premio annuale pagato per la presente Polizza.”
IN SOSTANZA LA POLIZZA ACB NON FORNISCE LA COPERTURA POSTUMA TRIENNALE IN CASO SI ANNULLI IL CONTRATTO ALLA SCADENZA E NON SI PAGHI UN PREMIO AGGIUNTIVO DEL 25% .
Veniamo alla polizza AIBA, che presenta lo stesso problema di non essere stipulata nella forma loss occurrence, di NON PAGARE le provvigioni agli intermediari (dove vadano a finire le provvigioni non è dato sapere) e di non prevedere l'automatica copertura triennale postuma.
La polizza AIBA infatti recita:
(art. 3.3 Validità della Garanzia): … Gli Assicuratori, … si impegnano a ritenere operante la garanzia, alla scadenza del periodo di durata del contratto, per le richieste di risarcimento pervenute per la prima volta all'Assicurato nei 3 (tre) anni successivi a tale scadenza, purché afferenti a comportamenti colposi posti in essere durante il periodo di “Durata del Contratto”. … La suindicata garanzia postuma cesserà automaticamente nel momento in cui l'Assicurato stipulerà altra polizza assicurativa a garanzia degli stessi rischi professionali.”
IN SOSTANZA LA POLIZZA AIBA NON COPRE I TRE ANNI SUCCESSIVI ALLA CESSAZIONE DEL CONTRATTO SE NE VIENE STIPULATO UN ALTRO.
Quindi anche secondo AIBA, se stipulate una nuova polizza, il che evidentemente è inevitabile stante l'obbligo assicurativo, rischiate di perdere la copertura postuma triennale che invece il regolamento ISVAP impone come obbligatoria. Per lo meno AIBA non chiede soldi per ovviare a questo limite della propria polizza come invece, più attenta al business, fa ACB.
Ebbene a questo punto non associatevi da questi signori e comunque assicuratevi con noi perché la nostra polizza è loss occurrence ed in ogni caso copre i tre anni dopo la cessazione, senza clausole che ne limitino la copertura (come del resto recita il regolamento ISVAP al riguardo) ed anche se poi deciderete di non rinnovarla con noi. Poi la nostra polizza offre la copertura dei reclami tardivi con sezione claims made a parte e quindi potete ovviare, con pochi spiccioli, ai limiti delle polizze della due associazioni venditrici di polizze (non ci risulta la terza - Assointermediari - venda polizze, finora, quindi almeno questi si salvano per ora) che non coprono il passato nonostante l'obbligo di regolamento e nonostante il premio pagato.
Un gentile Collega mi ha fatto notare, di recente, che non siamo abbastanza espliciti nello spiegare la differenza fra la nostra polizza e quella di AIBA ed ACB e che dovremmo avvisare tutti del fatto che la nostra sia loss occurrence e le altre claims made e dei rischi di non copertura per quegli intermediari che, fiduciosi della polizza AIBA o ACB non comprano, quando passano da noi o da altri, la copertura reclami tardivi (tanto c'è la precedente polizza per almeno tre anni, esclamano non avendo dubbi, per via della fiducia nella propria associazione di categoria ed ingannati dalla fretta con cui hanno letto il testo di polizza) e si trovano senza copertura e fuori regolamento col rischio di pagare di tasca propria un sinistro e finire anche multati dall'IVASS.
Ora l'ho fatto molto chiaramente, l'AIBA e l'ACB facciano pure ricorso ai loro avvocati per mettermi a tacere, ma la scomoda verità che incastra AIBA ed ACB sta scritta nelle polizze che ogni associato ha stipulato in questi anni e non è più cancellabile.
La verità fa male è vero ma sarebbe davvero ora che i figli di imparassero che non è il fatto di avere un parente che li raccomanda che ci porta a doverli tollerare e come sia indispensabile proprio a chi è figlio di, dimostrare più degli altri di avere dei talenti tanto da giustificare la propria posizione.
Io da figlio di sono rimasto indipendente, sono odiato da buona parte dei mascalzoni che operano in Italia, da buona parte dai funzionari ed impiegati di imprese di assicurazioni privi di basi tecniche (cioè figli di qualcuno che li ha fatti assumere raccomandandoli) e, con mio grande vanto personale, da buona parte delle “presunte associazioni di categoria” degli intermediari assicurativi.
In un prossimo futuro spero di poter frequentare un corso di formazione per diventare vero figlio di ed in questo ultimo caso non mi riferisco alla trasmissione televisiva; quindi cari signori che state cercando di far morire gli intermediari assicurativi, sappiate che presto avrete delle noie da gestire e dovrete evolvervi molto per competere e non basteranno più i figli di per resistere al vento di cambiamento che vi travolgerà, in modo pacifico, ma senza darvi scampo.
Buon lavoro
Alessandro Nosenzo